Ieri, oggi, domani. Mai una parola gentile.

Mai una parola gentile. A volte giri di parole che lasciano intendere tutt’altro. Tra le due possibilità meglio la prima. Preferisco chi tace a chi parla solo per dar fiato alla voce. Mi chiedo come sia possibile. Eppure lo è. Ho faticato tanto. Ho versato tante lacrime, ora ne verso meno. La speranza mi ha fregato e di tanto in tanto mi frega ancora. Ma ci ho messo una pietra sopra. Ha fatto male. Fa malino. Ovviamente mi riferisco alle persone che dovrebbero rientrare tra quelle dette “care”, tra quelle che  sanno cosa hai vissuto. E forse è qui il nocciolo della questione. Non sanno cosa hai vissuto o meglio non lo hanno capito davvero. Quando mi succede di pensare a questo, cerco con tutta me stessa di concentrarmi e di fissare la mia attenzione su chi mi fa stare bene, su chi sento vicino. Su chi so che non mi giudicherebbe mai. Respiro e vado avanti. Con tanta fatica. Ma poi la giostra riprende a girare e il criceto inizia, ahimè, il suo nuovo giro.

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