Da sempre mi sono chiesta quanto sia difficile distinguere un consiglio da un ordine, un suggerimento da una imposizione. Già prima del mio disturbo alimentare in molti attorno a me hanno dato libero sfogo a parole spacciandole per consigli quando in realtà altro non si trattava che di ordini abilmente e, a volte, non intenzionalmente, celati da buoni propositi.
Mai tollerati. Specie da quando soffro di anoressia. Certo, molto spesso è la preoccupazione dei nostri cari a innescare meccanismi di questo tipo. Purtroppo però questo modo di approcciarsi, quantomeno a me, non è per nulla positivo anzi risulta controproducente. Un pò perché è totalmente sciocco e ingenuo pensare che si possa risolvere tutto e subito con un bell’ordine di quattro parole un pò perché si crea un circolo di frustrazione e di sensi di colpa che non fanno altro che peggiorare la situazione. Il mio motto vale sempre: tacere e dosare bene le parole che vengono usate e purtroppo gestire il senso di impotenza che ne viene fuori. Non dico stare fermi a guardare un’autodistruzione (fino ad un certo punto ovviamente) ma selezionare gesti e parole e dare rilevanza ai piccoli passi perché quelli sono un punto di partenza e rappresentano delle piccole vittorie!
Non sempre il senso di impotenza ti permette di usare gesti e parole giuste soprattutto quando non hai gli strumenti che ti consentono di farlo.
Infatti è la mancanza di conoscenza il problema. O meglio uno dei problemi.